Nel 2020 l'intervento statale ha azzerato il divario Nord-Sud

Nel 2020 l'intervento statale ha azzerato il divario Nord-Sud
10-11-2021

Vi è un dato che spicca immediatamente appena si esamina l’impatto della crisi pandemica sulle economie delle diverse macroaree italiane. Secondo gli ultimi dati di Banca d’Italia la recessione ha colpito in modo piuttosto uniforme Nord, Centro e Sud del Paese. 

Prendiamo, ad esempio, il Prodotto Interno Lordo, crollato dell'8,9% nel 2020, il calo maggiore dal Dopoguerra. Contrariamente a quanto si temeva all’inizio dell’emergenza, nel Mezzogiorno il calo del Pil non è stato peggiore rispetto al resto del Paese. Anzi, il Prodotto Interno Lordo del Sud e delle Isole è diminuito addirittura di meno rispetto al dato nazionale, l’8,4%. A calare di più è stato il Pil del Nordovest e del Nordest, che hanno subìto una riduzione del 9,1%, mentre al Centro è stata dell'8,8%.

Negli anni precedenti i divari erano stati ben più ampi. Basti pensare che tra il 2007 e il 2019, a fronte di una riduzione complessiva del Pil del 3,8%, l’economia delle regioni meridionali era calata del 10,2%, con picchi negativi in Molise (-17,5%), Sicilia (-13,7%) e Calabria (-13,4%). Nello stesso periodo, invece, la Lombardia è cresciuta del 3,6% e l’Alto Adige addirittura del 17,6%.  Anche prima della crisi dei subprime del 2008 l'Italia andava a due velocità: tra il 2000 e il 2007 il Pil italiano è aumentato dell’8,1% mentre quello del Mezzogiorno solo del 4%. 

Come mai durante la crisi dovuta al Coronavirus queste differenze non si sono registrate? Chiaramente è dovuto all'intervento statale (assente e anzi in regressione dal 2008), che ha raggiunto livelli eccezionali rispetto al passato. 

Tra le misure che hanno avuto un ruolo anticiclico si possono annoverare i ristori per le attività economiche e i sostegni per le partite Iva. A questi si è aggiunto il Reddito di Emergenza, che ha affiancato il Reddito di Cittadinanza, richiesto nel 2020 molto più che nell’anno precedente. Essendo questi contributi erogati in base all’Isee o alla gravità delle perdite subite, è naturale che siano serviti per sostenere i redditi soprattutto delle aree più svantaggiate.

I dati dell’occupazione
Sempre nel 2020 è diminuito del 2% il numero degli italiani con un lavoro. La contrazione è stata molto inferiore a quella dell’economia nel suo complesso, soprattutto grazie all’applicazione massiccia e senza precedenti della Cassa Integrazione

A livello di macroaree, anche in questo caso, non si vedono sostanziali differenze: i dati del Mezzogiorno sono esattamente in linea con quelli nazionali. Piuttosto, sussistono divari tra regione e regione, con Calabria e Sardegna che hanno visto l’occupazione ridursi di più del 4% e la Puglia solo dell’1%. 

Una differenza maggiore è nel numero delle persone disoccupate, che in tutta Italia sono diminuite del 10,5%. Nel Sud e nelle Isole si è raggiunto un livello molto più alto: il 13,3%, e addirittura il 20% in Abruzzo, Basilicata e Molise. Cali maggiori del dato nazionale anche in Campania, Sicilia e Sardegna. Che cosa significa? Nel Mezzogiorno più persone hanno rinunciato a cercare un impiego rispetto a quanto accaduto al Centro-Nord.

I dati della prima parte del 2021 sono incoraggianti. Per quanto riguarda l'occupazione, ad esempio, nel secondo trimestre, in Italia è cresciuta dell'1,5% mentre nel Sud e nelle Isole dell'1,9%. Inoltre, nel Sud e nelle isole gli inattivi sono diminuiti più che nel resto del Paese. Non a caso, la forza lavoro complessiva, intesa come somma di coloro che sono già occupati o disposti a occuparsi, è aumentata nel Mezzogiorno dell’1,4%, più che al Nord, +1,2%, e al Centro, +0,6%.

I prossimi anni saranno decisivi e ci diranno se, sulla scorta degli investimenti collegati al Pnrr, i dati del 2020 e 2021 saranno stati l’inizio di una svolta strutturale verso una maggiore uguaglianza economica tra Nord e Sud.