Nel 2021 bene il turismo in Puglia e sull'Adriatico, male nel Lazio e in montagna

turismo
20-01-2022

Come auspicato, il 2021 ha portato una ripresa del settore turistico in Italia. Le minori restrizioni e la ritrovata crescita economica hanno consentito un aumento del numero dei viaggi nel nostro Paese.

Tra gennaio e settembre 2021 c'è stata una crescita degli arrivi rispetto al 2020, ovvero dei check-in negli esercizi ricettivi, del 16,2%. Ancora meglio sono andate le presenze, cioè il numero di notti trascorse: sono aumentate del 22,3%.

Secondo l'Istat a trascinare questo recupero sono stati gli stranieri. I loro arrivi e presenze sono decollati: rispettivamente +31,5% e +40,3%. Si tratta, del resto, di coloro che due anni fa erano quasi scomparsi dai principali luoghi turistici italiani. 

Il confronto con il periodo precedente alla pandemia fa però riemergere il segno meno. Nei primi nove mesi del 2021, rispetto allo stesso periodo del 2019, la riduzione è pari al 46,5% per quanto riguarda i check-in e pari al  38,4% per quanto riguarda le notti trascorse in esercizi ricettivi italiani


La responsabilità è soprattutto della stagione invernale e primaverile: tra gennaio e aprile le presenze sono state inferiori di oltre il 75% rispetto a quelle degli stessi mesi del 2019. Il calo è diminuito progressivamente nei mesi successivi: a giugno -46,8%; a luglio -21,8%; in agosto -9,1% e a settembre -10,8%.
I dati di settembre, in particolare, rappresentano una speranza perché, considerando solo gli italiani, le presenze sono aumentate del 10,7% rispetto al 2019.

Nel piccolo Molise nel 2021 più presenze rispetto al periodo pre-covid 
Questi dati così differenziati in base al mese evidentemente hanno avuto il loro peso nel creare il grande divario che è visibile tra le regioni, per quanto riguarda l’andamento del turismo nel 2021. 

Laddove gli arrivi sono di solito spalmati in tutto l’anno e particolarmente numerosi anche in inverno e primavera, come nelle città d’arte, le cose sono andate peggio. 

A fronte di una riduzione nazionale del 38,5% delle presenze tra il 2021 e il 2019, il Lazio ha dovuto subìre un calo addirittura del 73,8%; il Lazio mostra un -1% perfino rispetto al 2020. Male anche la Campania, dove vi è stata una discesa del 60,1%. 

La mancanza di turisti nella stagione invernale pesa sui numeri di regioni come la Valle d’Aosta e, in parte, delle province autonome di Trento e di Bolzano. Anche in questi casi le presenze del 2021 sono state inferiori persino a quelle del 2020, se non altro perché a gennaio e febbraio 2020, prima della pandemia, gli arrivi erano stati normali. Rispetto al 2019 sono stati gli hotel valdostani a soffrire di più, con una riduzione delle notti trascorse di ben il 54%.

Bene, invece, è andata ai luoghi che vedono prevalentemente un flusso estivo. Le presenze in Puglia sono state solo del 15% più basse di quelle del periodo pre-Covid, nel Friuli-Venezia Giulia del 21,5%, nelle Marche del 24,2%, in Emilia-Romagna del 25,4%. 

In generale, se la cava meglio la costa adriatica e, tra le regioni, in particolare il piccolo Molise, unico caso in cui si nota il segno più: le notti trascorse a Termoli, Campobasso, Isernia e dintorni sono cresciute del 3,3% anche rispetto al periodo precedente la pandemia. Un buon segno per uno spicchio del Paese spesso ignorato dagli stessi italiani.