
Dopo un periodo di forti perdite di potere d'acquisto, nel 2024 gli italiani hanno potuto tirare un sospiro di sollievo. Il reddito disponibile aggregato delle famiglie è finalmente salito in termini reali, ovvero al netto dell'inflazione, segnando una crescita dell'1,3%. Se escludiamo circostanze eccezionali, come il rimbalzo del 2021, dovuto alle riaperture dopo i lockdown pandemici, si tratta dell'incremento maggiore dal 2002.
Come sottolinea Banca d'Italia nella sua relazione annuale, questo aumento arriva dopo la crescita zero del 2023 e il calo dello 0,6% del 2022. Prima del Covid ad aumenti risicati, inferiori all'1%, si sono alternate diminuzioni anche pesanti. Per esempio: nel 2019 i redditi disponibili reali sono saliti solo dello 0,1%, nel 2018 dello 0,9%, mentre l'anno migliore dello scorso decennio è stato il 2016, +1,2%. Era però solo un parziale recupero della lunga serie di segni meno che hanno caratterizzato l'andamento del potere d'acquisto degli italiani tra 2008 e 2013, culminato nel 2012 con un crollo del 4,8%, superiore anche a quello del 2020. Il periodo precedente, tra 2002 e 2008, infine, aveva visto anch'esso una crescita annuale dei redditi reali inferiore all'1%.
È proprio la forte riduzione del carovita, mediamente solo dell'1% nel 2024, ad avere determinato l'anno scorso un aumento più sostenuto del solito del potere d'acquisto. La crescita dei prezzi, dopo un'inflazione media dell'8,1% nel 2022 e del 5,7% nel 2023, è stata contenuta nel 2024, mentre il recupero salariale è continuato a ritmi significativi e, anzi, ha accelerato. La crescita delle retribuzioni orarie, del 3,1%, è stata infatti superiore a quella del 2023, +2,9%.
I redditi dei dipendenti sono saliti più di quelli degli autonomi e delle rendite
Il risultato è stato un aumento del 5% dei redditi lordi da lavoro dipendente a livello aggregato, provocato sia dall'incremento dei salari che da quello del numero dei lavoratori. È stato di poco più basso del +5,2% del 2023, quando l'occupazione era salita ancora di più, ma, come si è visto, a differenza dell'anno prima, l'inflazione nel frattempo è crollata all'1%. Una crescita così ampia dei redditi dei dipendenti in presenza di un carovita così basso è una novità negli ultimi due decenni: nel 2024 è stata superiore anche a quella delle prestazioni sociali e dei trasferimenti, ovvero pensioni e sussidi, che pure è stata significativa, +4,1%, anche e soprattutto in conseguenza del costante aumento dei pensionati.
Come spesso avvenuto in precedenza, l'incremento dei redditi dei dipendenti ha superato anche l'aumento di quelli degli autonomi, che è stato solo dell'1%, a causa della riduzione delle partite Iva e della crisi di alcuni settori come, per esempio, il commercio. Hanno visto una forte decelerazione anche i redditi aggregati da proprietà, cioè in sostanza le rendite, come gli affitti, le cedole da titoli e i dividendi azionari o d'impresa: sono cresciuti dell'1,6%, contro il +8,8% del 2023. Hanno pagato direttamente la riduzione dell'inflazione (e quindi dei tassi) e dei profitti.
I dati positivi del 2024, tuttavia, non sono bastati a recuperare i danni provocati dalla fiammata inflazionistica del 2022-2023. Banca d'Italia fa notare come le retribuzioni reali del settore privato siano rimaste dell'8,4% più basse rispetto a quelle del 2021, mentre il potere d'acquisto complessivo delle famiglie alla fine dell'anno scorso sia stato ancora inferiore al picco toccato tre anni prima. Il 2025 è a maggior ragione decisivo: ci avvicineremo un po' di più al tenore di vita degli anni scorsi?