La Missione 2 del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR) è denominata “Rivoluzione verde e transizione ecologica” e rappresenta un asse importante per favorire l’economia circolare, lo sviluppo di fonti di energia rinnovabile e un’agricoltura più sostenibile nel lungo termine.
Utilizzare fonti energetiche e materiali rinnovabili, prolungare la vita utile dei prodotti, riutilizzare i materiali in successivi cicli produttivi riducendo al massimo gli sprechi, ripensare i prodotti come servizi. Sono questi gli aspetti della circular economy, che propone un nuovo modello di società basato sul principio di chiusura del ciclo di vita del prodotto utilizzando efficientemente i fattori di produzione e ottimizzando le scorte di materiali, dell’energia e dei rifiuti.
Dunque, se prima il processo era formato dalle fasi: creare, consumare e smaltire, ora dovrà diventare: creare, consumare e riciclare, al fine di condurre verso uno sviluppo sostenibile.
Il pilastro della transizione verde discende direttamente dallo European Green Deal, dal doppio obiettivo dell’Ue di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 e ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 55% rispetto allo scenario del 1990 entro il 2030.
Tutte le riforme previste devono, infatti, rispettare il principio del “non arrecare danni significativi” all’ambiente.
Più in generale, gli Stati membri devono illustrare come i loro Piani contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi climatici, ambientali ed energetici adottati dall’Unione.
Devono anche specificare l’impatto delle riforme e degli investimenti sulla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, la quota di energia ottenuta da fonti rinnovabili, l’efficienza energetica, l’integrazione del sistema energetico, le nuove tecnologie energetiche pulite e l’interconnessione elettrica.
Il Piano, in sintesi, deve contribuire al raggiungimento degli obiettivi ambientali fissati a livello UE, soprattutto attraverso la protezione e il ripristino di ecosistemi sani.
Questi ultimi comprendono le foreste, le zone umide, le torbiere e le aree costiere, la piantumazione di alberi e il rinverdimento delle aree urbane.
Ci sono già stati alcuni progressi significativi: tra il 2005 e il 2019, le emissioni di gas serra dell’Italia sono diminuite del 19%.
Ad oggi, le emissioni pro capite di gas climalteranti, espresse in tonnellate equivalenti, sono inferiori alla media UE.
Tuttavia, il nostro Paese presenta ancora notevoli ritardi.
Basti pensare all’inquinamento nelle aree urbane: nel 2017, 31 aree in 11 regioni italiane hanno superato i valori limite giornalieri di particolato PM10.
Secondo un’analisi europea sulla maggiore mortalità causata dall’esposizione a polveri sottili e biossido di azoto, tra le prime 30 posizioni ci sono 19 città del Nord Italia, con Brescia e Bergamo ai vertici della classifica.
L’inquinamento del suolo e delle acque è molto elevato, soprattutto nella Pianura Padana, una delle zone più critiche per la presenza di ossidi di azoto e ammoniaca nell’atmosfera a causa delle emissioni di varie attività antropiche, comprese quelle agricole (European Environment Agency, Air quality in Europe, 2019 Report).
Gli investimenti nelle infrastrutture idriche sono stati insufficienti per anni e causano oggi rischi elevati di scarsità e siccità.
L’Italia è, inoltre, vulnerabile agli eventi idrogeologici e all’attività sismica.
Il Piano Nazionale Ripresa e Resilienza, a tal proposito, prevede un budget di 59,46 mld di euro (pari al 31,05% dell’importo totale del PNRR) destinato alla transizione ecologica.
Le misure di supporto della Missione 2 si sviluppano attraverso quattro componenti:
1) Un percorso verso la piena sostenibilità ambientale attraverso un miglioramento generale nella gestione dei rifiuti, rafforzando le infrastrutture per la raccolta differenziata, sviluppando progetti innovativi per filiere strategiche con l’ammodernamento degli impianti, dei macchinari agricoli e sostegni per la diffusione di pannelli fotovoltaici su impianti agricoli.
2) Raggiungere la decarbonizzazione in tutti i settori, adottando in maniera sempre più preminente soluzioni basate sull’idrogeno (in particolare sull’idrogeno verde).
3) Efficienza energetica per un’edilizia sostenibile attraverso la riqualificazione degli edifici pubblici (con un’attenzione particolare alle scuole) e privati.
4) Tutela del territorio e delle risorse naturali con la finalità di prevenire e contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici sui fenomeni di instabilità idrogeologica e sulla vulnerabilità del territorio nelle aree urbane, salvaguardare le aree verdi e le biodiversità, garantire la gestione sostenibile delle risorse idriche e rendere il nostro Paese più resiliente ai cambiamenti climatici.
Nel realizzare questi obiettivi, il governo intende assicurarsi che questo avvenga in modo equo e inclusivo, contribuisca a ridurre il divario Nord- Sud e che il processo sia accompagnato da adeguate politiche di formazione in modo da favorire il diffondersi di una cultura dell’ambiente nella popolazione.