POSTI VACANTI E' RECORD

Stretta di mani
24-02-2023

In Italia non ci sono mai stati tanti posti vacanti come in questo momento. Secondo l’Istat nel quarto trimestre del 2022 il rapporto tra questi e quelli totali ha raggiunto per la prima volta il 2,3%. Ma che cosa si intende per “posti vacanti”? Sono quelli per cui le imprese hanno iniziato delle ricerche, che però non si sono ancora concluse positivamente.

Per comprendere l’entità del fenomeno cui siamo di fronte basti pensare che nel 2016, quando la serie Istat su questo indicatore ha avuto inizio, solo il 0,9% delle posizioni non venivano occupate. Considerando che i dipendenti privati sono circa 15 milioni nel nostro Paese, significa che oggi i lavoratori che le aziende non trovano sono intorno ai 350mila, contro i 150mila o meno di alcuni anni fa.

L’aumento del tasso dei posti vacanti è iniziato nel secondo trimestre del 2021, quando è balzato dall’1,3% dei primi tre mesi dell’anno, una percentuale in linea con quella del 2019, all’1,9%, per poi rimanere alto e crescere ulteriormente fino ai valori di oggi.

I numeri sono leggermente più bassi nel caso delle aziende con più di 10 addetti: in questo caso la percentuale di posizioni scoperte è del 2%, includendo anche la Pubblica Amministrazione. Su queste il nostro istituto di statistica raccoglie dati dal 2004, e quindi si può osservare ancora meglio la novità del fenomeno. Non si era mai andati, infatti, oltre un tasso dell’1,1%-1,2%, neanche nei momenti di maggiore attività economica negli anni 2000, prima della crisi finanziaria. Significa però anche che sono proprio le microimprese, quelle con meno di 10 dipendenti, che hanno maggiore difficoltà a trovare forza lavoro.

Costruzioni, bar e ristoranti, è qui che vi sono più posizioni vuote

Ma quale forza lavoro? I settori in cui la quota maggiore di ricerche di personale finisce inevasa sono quelli delle costruzioni, della ristorazione e dell’hotellerie.

Nell’edilizia i posti vacanti sono il 3,2%, come già a fine 2021, in leggero calo rispetto al 3,3% del terzo trimestre del 2022.

Nel comparto “alloggio e ristorazione” i numeri si fermano a settembre, quando la percentuale di posizioni vuote era ancora più alta, del 3,5%. È da sottolineare che, anche se non erano mai stati raggiunti questi livelli, anche prima del Covid era stato toccato e superato il 3%, ad esempio nelle estati del 2017 e del 2019. Quella del settore è una situazione strutturale che, però, dopo la pandemia si è aggravata, come testimoniano le cronache su bar e ristoranti che non riescono a trovare personale.

Viene però sfiorato 3% anche in altri ambiti, come quelli delle attività professionali, scientifiche e tecniche e dei servizi di informazione e comunicazione: è segno che a mancare sono anche altre competenze.

Eppure non siamo in un periodo di piena occupazione. Il tasso di disoccupazione è sceso, ma è pur sempre al 7,8%, ancora più alto di quello del periodo 2007-2008, quando, tuttavia, il tasso di posti vacanti era la metà di quello attuale. È la conferma, quindi, che se manca il personale non è tanto perché tutti hanno ormai un lavoro, ma soprattutto perché si è aggravato il “mismatch” tra le competenze richieste e quelle disponibili sul mercato.