QUANDO LE PREVISIONI DEL PIL ITALIANO SBAGLIANO PER DIFETTO

Macchinario industriale
02-12-2022

Quest’anno il prodotto interno lordo dell’Italia potrebbe battere tutte le previsioni. Crescerà del 4% o poco meno superando anche le stime del governo (di solito molto ottimistiche) contenute nella NaDef, dove si parla di un aumento del 3,7%, e quelle della Commissione Europea (+3,8%).  L’Istat ha infatti certificato in ottobre che l’incremento già acquisito alla fine di settembre è del 3,9%. Si tratta dell’esito di un andamento dell’economia nei mesi estivi particolarmente positivo, più di quanto gli analisti sperassero: nel terzo trimestre (luglio, agosto e settembre) il Pil è salito dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e del 2,6% sullo stesso trimestre del 2021.

Ma, in realtà, tutto il 2022 è stato caratterizzato da una revisione al rialzo dei numeri, che nei primi mesi dell’anno, a causa dell’inizio della guerra in Ucraina, erano molto più negativi. Per esempio, in aprile il Documento di economia e finanza del Governo non andava oltre una crescita prevista del 2,9%, che sarebbe diventata del 3,1% solo con gli interventi economici dell’esecutivo. Bruxelles, sempre in primavera, pensava che l’incremento del Pil sarebbe stato del 2,4% nel 2022 e del 2,3% per il Fondo Monetario Internazionale. Come mai, invece, le cose stanno andando meglio? Probabilmente perché l’impatto della carenza di energia e l’aumento dei prezzi sulla produzione industriale, sui consumi e sui commerci con l’estero era stato immaginato molto più pesante.

Già in estate vi è stata una revisione al rialzo, con il Fmi che in luglio è passato a una stima di crescita del 3% e la Commissione Europea a una del 2,9%. Si tratta però di numeri che, come si è visto, sarebbero stati smentiti pochi mesi dopo.

Solo il Fondo Monetario ancora in ottobre è rimasto relativamente più pessimista, stimando un’espansione dell’economia del 3,2%, quindi inferiore a quella prevista dagli altri organismi che abbiamo visto più sopra.

La revisione del tasso di crescita è maggiore per l’Italia che per il resto d’Europa

È però degno di nota il fatto che sia per il Fmi che per la Commissione Ue la rivisitazione dei numeri dell’Italia sia più ampia di quella riguardante i nostri vicini europei. Per le stime di aprile di Bruxelles saremmo dovuti crescere dello 0,3%% in meno rispetto alla media dell’Eurozona (+2,3% contro +2,7%), mentre in base all’Autumn Forecast di novembre 2022 la supereremo di ben lo 0,6% (+3,8% contro +3,2%).  Così il Fondo Monetario in primavera vedeva un aumento del Pil per l’Italia di mezzo punto inferiore alla media dei Paesi dell’area Euro (del 2,3% contro uno del 2,8%), mentre in ottobre era di un decimale più alto (+3,2% contro +3,1%).

Per altri Paesi, invece, le previsioni non sono affatto migliorate. Per quanto riguarda la Germania, per esempio, il +1,6% della Commissione Europea di aprile ha trovato conferma in autunno, mentre il +2,1% del Fmi dello stesso periodo è addirittura peggiorato in ottobre, diventando un +1,5%.

Una sottostima della performance italiana simile a quella vista sopra era accaduta anche nel 2021. Il Governo nel Def primaverile ipotizzava che il prodotto interno lordo sarebbe cresciuto del 4,1% a fine anno (che sarebbe diventato il 4,5% solo con interventi legislativi), un decimale in meno di quanto prevedevano Bruxelles e il Fmi. Il dato finale, invece, è stato un aumento del 6,7%.

Il ripetersi di stime più pessimistiche dell’andamento reale dell’economia italiana pone problemi interessanti dal punto di vista metodologico. Quali fattori sono stati sottostimati? C’è un errore nei modelli?

In ogni caso, una cosa è certa: l’economia del nostro Paese si è dimostrata, dopo la pandemia, più forte e vitale di quanto le stesse istituzioni italiane e, soprattutto, quelle estere pensassero. L’auspicio è che questa tendenza possa continuare l’anno prossimo, in relazione al quale le stime oggi oscillano tra una perdita del 0,2% (ipotesi del Fmi) e una crescita modesta, del 0,6% (previsione del Governo).