Riprende l'inflazione effetto collaterale della ripresa

Riprende l'inflazione effetto collaterale della ripresa
08-07-2021

L’ultima volta che di inflazione si parlava anche al bar fu in occasione del passaggio dalla lira all'euro. Era il 2002. A parte una fiammata dei prezzi nel 2012, il problema restò, da allora, sepolto nel dibattito tra super esperti.
 
Oggi, dopo anni di deflazione o inflazione bassissima, inferiore all’1%, i prezzi stanno tornando ad aumentare. A maggio e giugno sono saliti dell’1,3% rispetto agli stessi mesi del 2020. E' un segnale importante perché arriva dopo molti trimestri di variazioni negative culminate nel  -0,6% di settembre dell'anno scorso. La crescita dell'inflazione era, comunque, prevista. Gli eventi inediti che hanno colpito l'economia nell'ultimo anno e mezzo hanno provocato il crollo della domanda che la fine dell'emergenza ha ringalluzzito generando un rimbalzo che da solo spiega buona parte dell’incremento dei prezzi rispetto al 2020. 

I mancati consumi che hanno caratterizzato i mesi più duri di lockdown sono stati in gran parte forzati, e non tanto provocati da una riduzione dei redditi, che pure c’è stata. Si sono, quindi, accumulati risparmi che, insieme al varo di importanti sussidi, hanno incrementato il potere d’acquisto di ampi settori della società.

 
Per ora i maggiori aumenti dei prezzi si sono verificati nell’ambito delle spese per l'abitazione, per l'acqua, per l'elettricità e per i combustibili cresciuti, questi ultimi, del 5,9% a maggio. I trasporti hanno fatto segnare un aumento del 4,8% soprattutto a causa del rimbalzo dei prezzi del petrolio, sceso a livelli bassissimi nel 2020 e della ripresa degli spostamenti (e quindi della maggior domanda di carburanti). Nei prossimi mesi si vedranno molto probabilmente anche gli effetti delle vere riaperture, per esempio quelle di bar e ristoranti, e della ripartenza del turismo. 

Negli Usa l’inflazione è arrivata al 5%, il ruolo delle strozzature nelle supply chain
Il fenomeno non è solo italiano, ovviamente. Mediamente nella Ue l’inflazione annua è stata del 2,3% in maggio con Germania e Spagna che segnano un più 2,4%. Una crescita notevole considerando che, per esempio, in Germania, Paese ossessionato dall'inflazione, dal 2012 ad oggi solo in due mesi si era superato il 2,4%.
 
Negli Usa poi i numeri sono ancora più preoccupanti. In maggio l’inflazione è arrivata al 5%: record decennale. Certamente conta l'ingente stimolo all'economia che il governo federale ha varato per aiutare la ripresa e che sta avendo come effetto quello di inondare di liquidità cittadini e imprese. Ma c'è dell'altro.

Per rispondere al crollo della domanda moltissime aziende a livello mondiale avevano tagliato la produzione l'anno scorso, anche in previsione di una grande depressione economica. Ma forse per la prima volta i governi hanno risposto in modo anticiclico provocando, tra l'altro, una riduzione molto più limitata dei redditi disponibili ponendo così le premesse per un rimbalzo dei consumi che in parte non era stato previsto

La ricostruzione della capacità produttiva richiede tempo e non riesce a tenere il passo di tale aumento della domanda perciò si creano carenze di alcuni materiali che inevitabilmente provocano inflazione che poi si trasmette su tutta una filiera fino al consumatore finale. 

Gli esempi sono molti, dai microchip, la cui scarsità sta colpendo duramente buona parte della manifattura, al litio per le batterie delle auto elettriche, la cui domanda è in forte aumento, alla plastica, ai materiali per l’edilizia, come il semplice legno, che costa sempre di più. Ad aggravare la situazione ci si mettono le strozzature in supply chain sempre più lunghe e globalizzate, molto impattate per esempio dal prezzo dei noli, triplicati su alcune rotte, e dall'aumento del costo del petrolio e dalla scarsità dei container.

Che cosa succederà? Nei prossimi mesi si vedrà se l’offerta, adeguandosi alla domanda, raffredderà i prezzi oppure se anche da noi, come in Usa, gli investimenti pubblici previsti dal piano Pnrr faranno ancora aumentare i consumi provocando nuovi rialzi.

Che cosa succederà? Nei prossimi mesi si vedrà se l'offerta, adeguandosi alla domanda, raffredderà i prezzi oppure se anche da noi, come in Usa, gli investimenti pubblici previsti dal piano Pnrr faranno ancora aumentare i consumi provocando nuovi rialzi.