SCENDE L'INFLAZIONE

carello spesa
08-11-2023

Da settembre 2022 il tasso di inflazione italiano non è mai stato inferiore a quello dell’Eurozona. A ottobre è successo: l’inflazione tendenziale è passata dal 5,6% all’1,9% (indice Ipca, quello usato per i confronti internazionali) e il calo è stato molto più deciso di quello dei nostri vicini. Nell’Eurozona, infatti, il carovita è passato dal 4,3% al 2,9%, risultando quindi per la prima volta da tredici mesi maggiore rispetto a quello del nostro Paese.

Solo Belgio e Paesi Bassi hanno valori più bassi rispetto all’Italia, con un’inflazione addirittura negativa, rispettivamente dell’1,7% e dell’1%. In Germania è del 3%, in Francia del 4,5%, in Spagna del 3,5%, persino in aumento di mezzo punto percentuale rispetto a settembre.

Perché questo crollo nel nostro Paese? Il tasso di inflazione consiste nella variazione annuale del livello medio dei prezzi al consumo e il termine di paragone degli ultimi dati disponibili è quindi l’ottobre 2022. Allora, a causa dell’impennata delle tariffe dell’energia che interessò il nostro Paese più degli altri, si verificò un balzo di ben il 3,8% in un solo mese, tra settembre e ottobre, appunto.

Fu seguito da un andamento molto più moderato dei prezzi, soprattutto grazie al parziale rientro delle tariffe energetiche, e il dato dell’inflazione di ottobre 2023, per la prima volta, è il frutto di un confronto solo con i numeri successivi a quello scalino di dodici mesi fa, rendendo evidente il rallentamento del carovita.

L’analisi per tipologia di spesa mostra bene come siano i costi legati all’abitazione, alle bollette dell’elettricità, del gas e dell’acqua a trainare verso il basso l’inflazione: sono scesi di ben il 17,7% in un anno, ovvero dai valori dell’ottobre 2022, quelli post-impennata delle tariffe energetiche.

L’inflazione di fondo scende, ma molto meno di quella generale, +4,5%

Le altre voci di spesa hanno visto un andamento molto meno erratico di quelle legate all’energia, tanto è vero che la cosiddetta inflazione di fondo, quella al netto di energia e beni alimentari, è scesa, sì, ma meno, passando dal 4,9% di settembre al 4,5% di ottobre.

Se escludiamo solo le tariffe energetiche il carovita è invece del 4,6%. I prezzi del cibo e delle bevande non alcoliche, quelli che nell’esperienza quotidiana sono probabilmente più collegati al concetto di inflazione, sono ancora una volta quelli cresciuti di più, del 6,9% in un anno. Elevato è stato anche l’aumento dei prezzi nei servizi ricettivi e nella ristorazione, +6,2%, e nei trasporti, +5,3%. In quest’ultimo caso, tra l’altro, si assiste a un’accelerazione rispetto ai valori di settembre. Sono invece in deflazione i servizi legati alla comunicazione, -0,5%.

Secondo l’Istat, se anche non vi fossero più aumenti, mediamente il carrello della spesa di beni alimentari del 2023 sarebbe più caro di quello del 2022 del 10,1%. È anche per questo che la percezione tra la popolazione è di un’inflazione ancora forte. Non solo: influisce anche il fatto che è sempre più ampio il gap tra il rincaro dei prodotti ad alta frequenza di acquisto (come, appunto, il cibo), del 5,6% in ottobre, e quello dei beni a media e alta frequenza di acquisto, rispettivamente -2,5% e +2,7%. Tra questi ultimi vi sono evidentemente i servizi energetici.

L’allarme sociale legato al carovita probabilmente cesserà quando anche i prezzi del pane, della pasta, delle verdure e di tutto ciò che viene comprato tutti i giorni smetteranno di salire.