Secondo l’Inps sono 3.192.588 i lavoratori con cittadinanza straniera in Italia (dati 2020): il 12,5% dei 25 milioni e 630mila occupati complessivi del nostro Paese. È una percentuale superiore alla quota di immigrati o figli di immigrati sul totale dei residenti, l’8,7%. I motivi sono essenzialmente demografici: sono ancora molto pochi gli stranieri anziani, e in proporzione sono di più coloro che sono in età lavorativa.
Questo si riflette sui dati dell’Inps riguardanti le pensioni, che sono molto peculiari. Si contano solo 266.924 pensionati con cittadinanza non italiana, un numero molto piccolo se confrontato con quello complessivo, di 16 milioni e 15mila a fine 2020. Si tratta in questo caso dell’1,67%.
Apparentemente gli stranieri contribuiscono all’economia italiana più di quanto i numeri sulla loro presenza potrebbero suggerire, ma l’analisi non sarebbe completa se non si prendessero in considerazione altri elementi tra i quali il coinvolgimento degli immigrati nelle misure di sostegno al reddito. Sono 300.909 gli stranieri che percepiscono la Naspi o un’indennità di mobilità, il 9,4% del totale. Dal 2019 esiste il Reddito (e la Pensione) di Cittadinanza e considerando anche questa misura il peso relativo degli immigrati diventa ancora più importante. Secondo i dati Inps più recenti (2022) a beneficiare di tale sussidio sono 314mila stranieri, contando i percettori e i loro familiari, il 12,5% delle 2.513.818 persone che vivono grazie al RdC in Italia.
Quanto guadagnano i lavoratori stranieri
I residenti di origine estera, dunque, partecipano al mercato del lavoro in modo più che proporzionale rispetto al loro numero, ma lo stesso accade per quanto riguarda l’accesso a sussidi di vario tipo. Del resto, e questo è un altro dato importante che li riguarda, gli stranieri sono generalmente molto più poveri degli italiani, anche coloro che hanno un lavoro.
Second l’Inps la retribuzione media annua di chi appartiene al gruppo più numeroso, quello dei dipendenti, è solo di 12.950,71 euro, che è una media tra i 15.065,44 percepiti da chi è occupato nel settore non agricolo, i 7.769,65 di chi lavora in agricoltura e gli 8.183,67 dei tanti lavoratori domestici. Nel complesso, invece, in Italia i dipendenti privati prendono 21.519 euro all’anno, mentre quelli pubblici 33.173.
La differenza è molto significativa, ed è dovuta sia alla natura spesso non continuativa dei rapporti lavorativi che coinvolgono gli stranieri sia al fatto che questi sono assunti normalmente in ambiti quali l’agricoltura o l’aiuto domestico. Mediamente, poi, sono più giovani, e tra loro è più difficile trovare 50enni con molti anni di scatti di carriera alle spalle. Inoltre sono economicamente più fragili di fronte alle crisi che li colpiscono più degli italiani, come è accaduto con la pandemia, che ha visto una riduzione del 4,2% degli stranieri con un lavoro. Al contrario i pensionati di origine immigrata hanno continuato a crescere, così come coloro che percepiscono sussidi: insieme sono arrivati a costituire il 15,1% di tutti gli stranieri presenti nelle banche dati Inps, quasi il doppio del 7,8% del 2011.