Torna a crescere la quota di debito in mano alle famiglie italiane

Torna a crescere la quota di debito in mano alle famiglie italiane
30-11-2023

Ammonta ad oltre 216 miliardi il debito pubblico acquistato da aziende e privati cittadini italiani nel giro di un anno, da agosto 2022 ad agosto 2023. Un record. 
In sostanza il credito nei confronti dello Stato delle famiglie e delle imprese non finanziarie è cresciuto di ben il 49,3% in soli 12 mesi. 
Dal punto di vista del Tesoro ciò significa che è nuovamente  aumentata la quota di Btp e Bot posseduta da soggetti italiani, prevalentemente famiglie. I numeri sono chiari: nel febbraio 2022 si trattava del 7,8% di tutto il debito pubblico, nell’estate di quest’anno la percentuale è salita al 12,4%
Per lo Stato è una buona notizia, significa avere come creditori i risparmiatori domestici, che, a differenza di banche e fondi di investimento, si fanno influenzare più dai rendimenti delle cedole che dalle agenzie di rating. Questi numeri, infatti, sono stati causati dall’aumento dei tassi di interesse pagati dai titoli del debito pubblico, a sua volta provocato dalle politiche della Bce, che ha alzato il tasso di riferimento per combattere l’alta inflazione. 
Molti risparmiatori hanno ritenuto più conveniente non lasciare il proprio denaro in liquidità e farlo rendere. Lo hanno quindi investito in quegli strumenti ideati dal Tesoro per allettare i creditori, come il Btp Italia indicizzato all’inflazione o quello a cedole crescenti.

Nel 2023 per la prima volta è diminuita la quota in mano a Banca d’Italia

Pertanto la maggioranza del debito pubblico italiano, il 26,9%, rimane in mano ai non residenti e, il 25% a Banca d’Italia, che lo ha comprato per conto della Bce nel contesto del programma di acquisto di titoli sovrani varato nel 2015 (il Quantitative Easing), che da quest’anno, però, è stato ridotto. Da luglio, infatti, Francoforte ha deciso lo stop al rinnovo di gran parte dei titoli a suo tempo comprati e ormai giunti a scadenza. 
Di conseguenza per la prima volta si è assistito ad una riduzione della quota di debito posseduta da via XX Settembre, che è scesa di più di un punto da gennaio a settembre 2023. Per questo motivo l’incremento della percentuale in mano alle famiglie italiane è benvenuto, poichè compensa l’inevitabile fine del Quantitative Easing.

La quota posseduta dagli stranieri è leggermente aumentata negli ultimi mesi, ma se il confronto è di lungo periodo si registra un lento calo. Tra il 2000 e il 2020 non era mai stata inferiore al 30%, con picchi superiori al 40% tra il 2008 e il 2010; invece quest’anno ha toccato dei minimi assoluti dall’introduzione dell’euro, complice, appunto, il maggior interesse degli italiani verso i nostri Btp. In graduale riduzione anche il debito in mano alle istituzioni finanziarie monetarie, ovvero soprattutto le banche, che in agosto ne detenevano il 23,4%, contro il 25,3% di un anno prima e il 31,8% di dieci anni prima. La quota più piccola, ora superata anche da quella dei privati, è la fetta delle altre istituzioni finanziarie, come i fondi di investimento o le assicurazioni, che hanno in mano 344 miliardi, il 12,1% del totale.