Turismo a Roma il boom prima del Covid e la ripresa troppo debole del 2021

Turismo a Roma il boom prima del Covid
17-12-2021

Prima del Covid il turismo a Roma stava vivendo un vero e proprio boom. Secondo i dati raccolti da Banca del Fucino le presenze, che nel 2012 non raggiungevano i 30 milioni, erano cresciute a 34,7 milioni nel 2016 per poi toccare le 42,2 milioni nel 2017 e 43,6 nel 2018. È nel 2019, tuttavia, che si è toccato un record assoluto, con 54 milioni e 124mila arrivi nella Capitale. 

Senza il Covid il trend di aumento sarebbe con tutta probabilità proseguito, visto che nel gennaio del 2020 vi era stato un ulteriore incremento delle presenze rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. 

Da dove venivano i turisti? Gli italiani nel 2019 sono stati una minoranza: il 29,6%. Un altro 36,2% proveniva dagli altri Paesi europei, Germania e Regno Unito in testa, con Francia e Spagna a seguire.

Molto importante i nordamericani, essenzialmente statunitensi, sono stati il 16,9%. Una percentuale importante e, infatti, se considerassimo i singoli Paesi stranieri invece delle macro-aree, gli Usa risulterebbero, con ben 5,1 milioni di presenze, quello con i maggiori arrivi.

Un ultimo 17,3% è rappresentato da coloro che venivano dal resto del Mondo, in particolare da Giappone, Cina, Russia, Canada, Brasile e dal Medio Oriente

La distinzione tra le nazionalità di chi viene a visitare la Capitale è particolarmente importante perché il comportamento dei turisti cambia molto in base alla provenienza. Per esempio, nel 2019 ben il 34% dei clienti degli hotel a 5 stelle, quelli con i margini più alti, era rappresentato da americani, che frequentavano questo tipo di alberghi di lusso il doppio degli italiani che vi soggiornavano solo nel 17% dei casi.

Una ripresa troppo flebile nel 2021, inferiore a quella di altre mete turistiche
 Questi numeri riguardano, però, le presenze negli hotel, dove vi è un maggior tracciamento. Tuttavia, soprattutto nei tre anni precedenti la pandemia vi era stata una crescita sia dell’offerta che dell’utilizzo di posti letto in esercizi extra-alberghieri. Si tratta, per esempio, di bed&breakfast e strutture similari.

Nel 2019 sono stati ben 18 milioni e 663mila i turisti che hanno scelto questa modalità di soggiorno; all’incirca il triplo rispetto al 2012. A questi si aggiungono, però, quanti si sono rivolti al sommerso, dormendo in alloggi non registrati come attività turistiche. Secondo una ricerca di Sociometrica due anni fa erano circa 13,5 milioni le presenze sconosciute al fisco.

Attualmente il problema principale del turismo di Roma è, tuttavia, il crollo dovuto alla pandemia e una ripresa degli arrivi troppo debole.

Nell’estate del 2020, nonostante la fine di gran parte delle restrizioni, gli arrivi non sono riusciti a superare se non di poco il numero di mezzo milione sia in agosto che in settembre. Si tratta di dati molto deludenti se consideriamo che nel febbraio precedente, in un mese normalmente di bassa stagione, sono stati quasi di due milioni.

Neppure quest’anno, inoltre, sembra esserci stato un miglioramento soddisfacente. Lo dicono i tassi di occupazione alberghiera, che anche a giugno, un mese tradizionalmente positivo per il turismo della Capitale, non hanno raggiunto il 30% (idem a Milano e Venezia) mentre a Londra sono arrivati al 40% e a New York oltre il 60%.

Naturalmente su questi numeri ha un peso fondamentale lo squilibrio strutturale tra le presenze straniere, preponderanti, e quelle italiane, che erano in declino già prima del Covid. L’assenza delle prime a causa degli ostacoli ai viaggi è alla base della crisi attuale.