Gli italiani sono sempre di meno, e in futuro caleranno ancora. I dati Istat sull’andamento della popolazione negli anni più recenti e sulle previsioni sul futuro sono spietati. Secondo le stime ufficiali il numero di residenti nel nostro Paese è sceso sotto i 59 milioni a gennaio del 2022: 58.983.122, per la precisione.
Siamo davanti a un calo di 833mila unità, ovvero dell’1,4%, rispetto al 2019. Certamente ad avere influito su questo trend è stata la mortalità per Covid.
La pandemia, tuttavia, non spiega tutto. L’ aumento dei decessi è coinciso con la prosecuzione del calo delle nascite in atto dal 2009. Nel 2021, per la prima volta, sono venuti al mondo meno di 400mila bambini, 399.431 per l’esattezza. Erano stati 20.739 in più nel 2019, e, addirittura, 177mila in più quelli che erano nati nel 2008 (che, in fondo, rappresenta un anno di svolta - in peggio - per il nostro Paese). È l’anno precedente alla Grande Recessione, quello in cui il nostro Pil ha raggiunto il livello minimo dal quale non ci siamo ancora ripresi ed è anche l’ultimo in cui il numero delle nascite ha visto il segno più rispetto all'anno precedente.
A livello geografico è nel Mezzogiorno che si denuncia la diminuzione più pesante del numero di abitanti: sono scesi di 489mila unità in tre anni. È il 2,4% in meno. Nel Nord, invece, la riduzione è stata più contenuta, dello 0,8%.
Anche se nel Sud e nelle Isole il Covid in realtà ha mietuto meno vittime e il tasso di natalità è ancora di poco superiore a quello del Settentrione, è stato il flusso migratorio in uscita dalle regioni meridionali verso il nord che ha influenzato i numeri.
Cosa ci riserva il futuro, più persone sole e coppie senza figli
Le stime dell’Istat vedono una popolazione in progressiva diminuzione: si prevede, infatti, che entro il 2030 scenderà a 57,9 milioni di persone, entro il 2040 a 56,4 milioni, a 54,2 nel 2050, per raggiungere nel 2070 i 47,7 milioni.
Questi dati hanno rilevanza anche e soprattutto per l’impatto che potranno avere in futuro sugli equilibri economici, sulla spesa pensionistica e per il welfare e sui consumi. La riduzione degli abitanti, infatti, non sarà omogenea. La proporzione di italiani tra i 15 e i 64 anni, ovvero in età lavorativa, è destinata a scendere dal 63,6% del 2021 al 55,8% del 2040 e al 54,3% del 2070. Parallelamente gli ultra 65enni aumenteranno dal 23,5% odierno al 34,1% del 2070.
Vuol dire che se oggi vi sono 2,37 persone potenzialmente occupabili ogni anziano, nel lontano futuro saranno solo 1,59.
Basteranno per finanziare la previdenza? Vi sarà sufficiente forza lavoro in quei segmenti che già ora manifestano una carenza di addetti? Il contemporaneo calo della percentuale di minori di età inferiore a 15 anni, che scenderà in quasi 50 anni dal 12,9 all’11,6%, cambierà anche il profilo delle famiglie italiane. Secondo l’Istat le coppie senza figli da qui al 2041 passeranno da 5 milioni e 3mila a 5 milioni e 567mila, mentre i nuclei con prole diminuiranno da 8 milioni e 232mila a 6 milioni e 332mila.
Saranno, soprattutto, molte di più le persone sole. Oggi sono 8 milioni e 458 mila, e tra poco meno di 20 anni diventeranno 10 milioni e 209mila, in gran parte anziani.
Ciò inciderà anche sulle abitudini di acquisto della popolazione e sui consumi, che sono solitamente trainati proprio da giovani e famiglie con figli.